Onorevoli Colleghi! - La neuroradiologia nasce oltre 100 anni fa con gli studi radiografici sul cranio. L'esigenza di identificare le strutture cerebrali fu allora risolta con l'uso dei mezzi di contrasto, unica possibilità di evidenziare le cavità e le superfici encefaliche.
      Gli sviluppi tecnologici successivi hanno progressivamente ampliato e modificato il quadro. Sulla base dei progressi nelle applicazioni dell'arteriografia, nella chimica dei materiali e in quella dei farmaci, si è potuta sviluppare una tecnica angiografica di altissima raffinatezza che permette di raggiungere quasi ogni vaso. Sono così nate la neuroradiologia interventistica e la terapeutica endovascolare che, oggi, sono in grado di trattare o di contribuire significativamente al trattamento delle malformazioni vascolari, delle fistole, degli aneurismi e dei tumori.
      A partire dalla riforma ospedaliera del 1969 (decreti del Presidente della Repubblica n. 128 e n. 130 del 1969) sono stati creati i reparti di neuroradiologia, oggi circa 70 fra quelli ospedalieri e quelli dei policlinici universitari.
      Nelle prime fasi, alla neuroradiologia era richiesto di fornire un adeguato supporto diagnostico alla neurochirurgia, che stava allora definendosi come specialità autonoma e matura. Fino a metà degli anni settanta essa rimaneva appannaggio di pochi specialisti che riunivano le competenze dei neurochirurghi e dei radiologi.
      In quel periodo, peraltro, l'invenzione della tomografia assiale computerizzata (TAC) modificava completamente lo scenario

 

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delle malattie neurologiche, consentendo diagnosi prima non possibili e con minore invasività.
      La neuroradiologia diventa progressivamente il perno della diagnostica per indagini delle malattie neurologiche, per la neurochirurgia e per la neurologia. L'evoluzione della diagnostica diviene ancora più intensa negli anni ottanta, con la diffusione della risonanza magnetica (RM), della TAC spirale e della spettroscopia RM.
      Nello stesso periodo si sviluppano, anche grazie alla scuola italiana, le tecniche della neuroradiologia interventistica e terapeutica, fino alla situazione attuale che vede sempre più spesso gran parte delle lesioni vascolari cerebrali (aneurismi, angiomi, stenosi carotidee) operate non più con la tecnica chirurgica tradizionale ma con un approccio cosiddetto «mini-invasivo», cioè tramite embolizzazione con sonde, cateteri e altri strumenti introdotti attraverso piccolissime incisioni, sotto controllo radioscopico, e fatti «navigare» fin dentro al cervello. Tecniche messe a punto proprio dai neuroradiologi. Tali interventi, come si intuisce, possono essere ad altissimo rischio per la vita dei pazienti ma, nel contempo, possono fornire risultati importanti nel trattamento di malattie prima non curabili; oltre ad essere di supporto alla neurochirurgia.
      Molti esperti operano oggi nel campo neuroradiologico in Italia, con prestigio riconosciuto internazionalmente sia per quanto riguarda l'interventistica che per la diagnostica. La formazione di questi operatori è stata fatta sul campo negli ultimi vent'anni parallelamente allo sviluppo della specialità. La neuroradiologia, però, non ha conquistato ancora l'autonomia didattica che sarebbe naturale in ragione dello sviluppo storico ma, soprattutto, del rilievo clinico e scientifico attuale.
      È opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che la formazione delle nuove leve di specialisti debba trovare un ambito specificamente dedicato, anche in considerazione dell'enorme responsabilità di cui sono investiti i neuroradiologi e delle potenzialità intrinseche alla disciplina, il cui contributo diagnostico, terapeutico e di ricerca è importante anche per altre branche della medicina, quali, a titolo di esempio, l'anatomia, la fisiologia, l'anatomia patologica e l'oncologia. Fondamentali, poi, sono le possibilità di ricerca offerte dalla disciplina sia nella fisiologia normale che nella patologia del sistema nervoso centrale e dei suoi involucri.
      Affinché un neuroradiologo possa realizzare al meglio le sue potenzialità deve possedere solide basi tecniche e conoscenza della fisica, della chimica, dell'informatica, della tecnologia RM, delle tecniche angiografiche. Deve, inoltre, avere la padronanza delle basi cliniche di neurologia, di neurochirurgia e di rianimazione necessarie al dialogo con i clinici e i medici di medicina generale, ma anche al diretto controllo del paziente nelle varie fasi diagnostiche e nel trattamento di eventuali reazioni avverse o di effetti collaterali nel corso delle procedure terapeutiche. Infine, deve possedere le capacità organizzative necessarie alla gestione di un'équipe composita, costituita da medici, tecnici e infermieri, nonché le competenze manageriali necessarie alla gestione di un servizio caratterizzato dall'uso di apparecchiature e di materiali di altissimo costo, sia di acquisto che di gestione.
      Da quanto esposto, è di tutta evidenza come la neuroradiologia richieda una formazione di base specifica e adeguata e di momenti successivi dedicati all'aggiornamento continuo. È necessaria, quindi, la strutturazione di un iter di formazione dei futuri neuroradiologi sia per quanto riguarda la diagnostica che per l'interventistica, con l'istituzione di un diploma di specializzazione in diagnostica per immagini e radioterapia.
      In Europa, il Portogallo e la Svezia prevedono nel loro ordinamento la specializzazione in neuroradiologia; e non è un caso che questi Paesi figurano fra i pionieri nella storia della neuroradiologia. In Germania è previsto un corso di uno o due anni riservato agli specialisti in radiologia. Negli Stati Uniti d'America esiste un «Certificate of Added Qualification in Neuroradiology» che riconosce una cultura
 

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specifica ma non garantisce un percorso formativo, peraltro limitato alla sola neuroradiologia diagnostica.
      La Società europea di neuroradiologia ha elaborato una proposta per la formazione specifica dei neuroradiologi, frutto di una serie di seminari e di incontri con le società europee di neurologia, di neurochirurgia e di radiologia.
      In Italia la citata riforma ospedaliera del 1969, con l'inserimento dell'idoneità primariale in neuroradiologia e con la valutazione «specializzante» dei cinque anni di ruolo come assistente in neuroradiologia, ha permesso la costruzione di una specialità fra le più qualificate e meglio strutturate d'Europa. Tutto ciò però è oggi a rischio: l'idoneità non esiste più, il percorso formativo per l'assistente è scomparso con il nuovo inquadramento in dirigenti di primo livello e con l'adozione dell'obbligo della specializzazione al momento della prima assunzione, obbligo che per i neuroradiologi si configura come obbligo della specializzazione in radiologia.
      È indispensabile promuovere e realizzare l'istituzione di una scuola di specializzazione in neuroradiologia, unica possibilità formativa adeguata alle crescenti necessità. In Italia esistono sei cattedre di neuroradiologia di prima fascia e circa quindici cattedre di seconda fascia, nonché una cinquantina di servizi ospedalieri e universitari: sono quindi presenti le premesse e le risorse per tale realizzazione.
      Il fabbisogno di neuroradiologi, calcolato sul numero dei servizi oggi esistenti e dei dipartimenti di scienze neurologiche, può raggiungere le 1.000 unità. Oggi abbiamo circa 450 neuroradiologi attivi. Nei prossimi dieci anni essi potrebbero raddoppiare con grande vantaggio qualitativo per il Servizio sanitario nazionale, rappresentando anche un'importante e interessante possibilità occupazionale per i giovani medici.
      Il riassetto delle scuole di specializzazione di area sanitaria, previsto dal decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 1o agosto 2005, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 5 novembre 2005, prevede l'inserimento della neuroradiologia nella radiodiagnostica. Il programma caratterizzante prevede un insieme di materie e di insegnamenti che può permettere un'adeguata formazione degli specialisti in neuroradiologia; mancano però l'identificazione di un preciso percorso e il rilascio di un diploma specifico attestante l'indirizzo seguìto.
      L'istituzione del diploma di specializzazione in neuroradiologia, in questo quadro, richiede una modesta modifica, portando da tre a quattro i settori della diagnostica per immagini e radioterapia. Questa scelta è l'unica che potrebbe garantire un'adeguata formazione dei neuroradiologi. E, ultimo ma non meno importante, determinerebbe un significativo alleggerimento per la scuola di radiodiagnostica nella formazione dei radiologi: resterebbe loro, infatti, solo l'esigenza di una formazione di base utile ai radiologi generali.
      La presente proposta di legge si compone di tre articoli.
      L'articolo 1 prevede l'istituzione del diploma di specializzazione in neuroradiologia con la previsione degli obiettivi, delle materie e del complessivo percorso di formazione degli specialisti in neuroradiologia.
      L'articolo 2 prevede l'adeguamento del citato decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 1o agosto 2005, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 5 novembre 2005.
      L'articolo 3 dispone la copertura finanziaria degli oneri che derivano dall'attuazione della legge.
 

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